Anna van der Breggen, tante vittorie ma anche sconfitte cocenti come Tokyo2020: “Abbiamo sottostimato le avversarie”
Fresca di ritiro, Anna van der Breggen riflette su alcuni episodi della sua carriera. Vittorie e delusioni, grandi trionfi ma anche sconfitte cocenti sono il bilancio della sua breve ma intensa vita da ciclista. Dopo sette Freccia Vallone, le Olimpiadi di Rio, quattro Giri d’Italia, due maglie iridate e tanti altri trionfi degni di nota, nessuno si aspetterebbe di trovare nelle sue parole un briciolo di amarezza. Il palmares è ricchissimo, quasi inarrivabile considerando che il tutto è stato raggiunto in dieci anni di professionismo, ma la fame che mantiene una volta scesa di sella conferma l’indole della campionessa stampato nel DNA.
Di aver fatto la scelta sbagliata non se lo è chiesto nemmeno per un momento, il ciclismo le ha dato tanto, un bagaglio importante che porterà sempre con sé: “Alla fine non sono le medaglie o i trofei che rimangono con me ma quello che ho imparato grazie al ciclismo – racconto intervistata da NOS – Anche attraverso le vittorie che ho attenuto ma anche per quelle che ho perso. Questo fa ciò che sei. Sono molto grata di essere stata in grado di farlo. E lo porterò con me in quello che andrò a fare” spiega la trentunenne che nella stagione che sta per iniziare svolgerà il ruolo di direttore sportivo per la SD Worx.
Non manca la domanda sulle Olimpiadi di Tokyo, una gara che tutti considerano persa dalle olandesi: “Non penso che tu possa trovare una cosa che è andata storta. É stata una combinazione di più cose. Lasciare andare via un gruppo con undici minuti è troppo. Adesso l’ho capito. Non era chiaro chi dovesse fare cosa, quali fossero i ruoli. C’è stato una mancanza di conoscenza della Kiesenhofer, abbiamo sottostimato le avversarie”.
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